Anche per la quarta puntata
di StraStorie ExtraLarge, gli originali e articolati spunti degli studenti del liceo
artistico Medardo Rosso di Lecco, coordinati dalla docente Maria Luigia Longo,
non sono mancati... Eccoli!
E CON QUESTO, STOP AI SUGGERIMENTI PER LA QUARTA PUNTATA: ORA LA STRASTORIA TORNA NELLE MANI DEL TRIO BESOLA/FERRARI/GALLONE!
SPUNTO DI Gloria
C. e Alessia G., I C
Passeggiavo
per le solite stradine dimesse della periferia di Milano, tirava un leggero
venticello che scompigliava il mio pelo rosso come il fuoco. Il rintocco del
campanile segnò l’ora di pranzo così, come ogni giorno, mi avviai verso il
Duomo, dove una signora, chiamata da tutti gattara, offriva un pasto a tutti
quei poveri gatti randagi come me. Il mio nome era Flamme e dico “era” perché
da quando la mia famiglia di umani francesi mi ha abbandonato, ho deciso di
cambiare nome, anzi di non farmi chiamare più.
Mi
ricordo ancora quei giorni afosi di Luglio, io e la mia famiglia umana francese
eravamo in vacanza a Milano e solo in quel momento si sono resi conto che ero
un fardello troppo ingombrante per loro, così mi abbandonarono in queste
stradine. All’inizio ero un povero cucciolo indifeso e se non mi fossi
imbattuto in Ferdinand, un gatto adulto, anche lui di origine francese ma con
molta più esperienza di me, ora sarei un gatto morto. Ferdinand, riconoscendo
subito il mio accento mi aiutò ad ambientarmi e a imparare l’italiano, ma
ancora oggi il mio accento francese persiste . Arrivai in Piazza Duomo e
sgranocchiai il mio solito pranzo, ma la mia attenzione fu attirata dalla
Gattara, la quale sembrava più nervosa del solito, e che stava parlando al telefono.
Drizzai le orecchie da felino e ascoltai la conversazione : “Mio marito è
scomparso di nuovo, se andrà avanti così diventerò pazza!” . Non era possibile,
conoscevo bene il Malandato, stava spesso in un appartamento di un palazzo in
periferia, sempre con la testa china sui libri, così , molte volte gli facevo
compagnia e a lui non dispiaceva. Decisi di andare a controllare io stesso,
corsi fino al palazzo, controllai che nessun condomino mi vedesse (non tutti
gli umani apprezzano la compagnia di un gatto randagio) e riuscii a
sgattaiolare nella rampa di scale che conduceva all’appartamento. Una volta
arrivato al pianerottolo, notai con stupore che la porta era socchiusa... un
ladro! Preparai il più in fretta possibile un piano d’azione:
1.
Entrare con passo felpato e senza farmi vedere controllare che la via sia
libera;
2.
Dirigermi alla scrivania e prendere la pesante enciclopedia (sì, anche senza i
pollici opponibili);
3.
Localizzare la posizione del malintenzionato;
4.
Attaccarlo colpendolo ripetutamente con l’enciclopedia;
5.
Controllare il battito cardiaco, per accertarsi che sia solo svenuto e non
morto (in quel caso scappare in Messico con documenti falsi);
6.
Rinchiuderlo in un sacco e consegnarlo alle autorità;
7.
Diventare l’eroe della città di Milano.
Entrai
di soppiatto e... notai due bestie pelose rovistare in giro. Mi schiarii la
voce e dissi con tono autoritario: ” Avete pochi secondi per dirmi chi siete e
cosa state facendo nello studio del Malandato!” Una delle due bestie dal pelo
unto mi rispose: “ Io sono Jake e questo è il mio amico Scolo, siamo due nutrie
in cerca del Malandato, tu lo conosci?” , con scetticismo risposi: “Lo conosco,
gli è successo qualcosa di grave?” la nutria mi disse in tono nutrico: “E’
scomparso da un po’ di tempo, sai per caso dove può essere finito? Hai qualche
indizio a portata di zampa?” Mi guardai in giro, una volta questo posto era
davvero pulito e ordinato, ora è tappezzato di muffa e polvere ed è quasi
irriconoscibile. Il Malandato mi aveva mostrato nei minimi particolari il suo
studio, facendomi vedere persino una scatola di velluto bordeaux contenente le
cose per lui molto importanti. La nascondeva nel terzo cassetto della
scrivania, coperta da molti oggetti di cancelleria. Sotto gli occhi curiosi
delle nutrie mi avviai alla scrivania , con la coda aprii il terzo cassetto e
per l’industriale quantità di polvere tossii, spostai gli innumerevoli oggetti
e la vidi. Era nell’angolo in fondo, con il muso l’avvicinai e la feci cadere a
terra. Il colpo con il pavimento l’aprì e da essa fuoriuscì solo una chiave in
ferro. Le nutrie si avvicinarono, guardammo insieme l’oggetto, attaccato ad
esso c’era una targhetta con scritto “The Westin Palace, 44”. Una delle bestie
pelose prese una mappa e la mostrò a tutti. Era la cartina di Milano e l’Hotel
Westin Palace era segnato con una x. Ancora una volta l’enigma sembrava
condurre da tutt’altra parte, cosa significherà la stanza 44?
NOTA
PER GLI AUTORI: le “r” nel testo (solo quelle riguardanti i pensieri del gatto
Flamme) sono scritte in corsivo perché, come scritto nel testo, ha ancora un
accento francese.
SPUNTO DI SERENA D. ALESSIA V., I C
“Giorgio, questo Luca potrebbe esserci utile
per trovare altre informazioni sulla scomparsa del nostro disperso. Dovremmo
portarlo in questura per interrogarlo.” Disse il signore in abito modesto
scrutando attentamente Luca, che nel frattempo scambiava qualche parola con la
figlia del Malandato. “No, no, non c’è bisogno di portarlo in centrale. Lo
conosco abbastanza bene, non sarà difficile collaborare con lui, credimi"
Giorgio cercò di convincere il suo collega, quando Anna interruppe la loro
conversazione. Luca poteva non essersi accorto del distintivo che portavano,
poteva non aver prestato attenzione ai loro discorsi, ma Anna era una buona
osservatrice. Difatti non si era lasciata scappare quel dettaglio, tanto
piccolo quanto essenziale, per la loro ricerca. “Signori, immagino che voi
siate della polizia”, continuò, accennando con la testa al distintivo argentato
che avevano agganciato alla cintura. “Esattamente” disse l’agente sconosciuto,
“Ci sarebbe molto utile se collaboraste con noi in questo caso, dal momento
che, a quanto abbiamo potuto dedurre io e il mio collega, avete in vostro
possesso molte informazioni utili per la ricerca dell’uomo scomparso.” Luca non
sembrava molto convinto dalle parole dell’uomo, guardava Anna con aria dubbiosa
- e sognante a causa dell'intervento intelligente che aveva fatto la ragazza -,
per poi volgere lo sguardo verso "Quello Nuovo", che aggiunse: “Non
fate diventare le cose più complicate. Se collaboraste sarebbe più semplice per
ognuno di noi”.
Jake era ancora intento a osservare quel luogo
disordinato per trovare altri indizi, quando Scolo attirò la sua attenzione
"Ehi vecchia lenza, proprio sotto questa torre ci sono Luca e Anna! E
perbacco, anche due signori eleganti!". Jake raggiunse Scolo che da quella
prospettiva vedeva chiaramente la zona sottostante. "Santa Nutria!
Sembrano due poliziotti". Jake scambiò uno sguardo con Raf, che come una
saetta volò giù dalla torre, arrivando abbastanza vicina da cogliere ciò che i
due uomini stavano dicendo. "...dovremmo portarlo in questura per
interrogarlo". Riferito questo alle nutrie, si precipitarono giù per la
torre. Jake, più veloce di Scolo, fece la sua comparsa dalla recinzione che
delimitava la torre dal marciapiede sul quale erano presenti gli umani. Graffiò
i pantaloni di Luca, cercando attenzione. “Bob! Dì un po’, cosa avete trovato
lassù?” chiese Luca, chinandosi verso le nutrie. “Questi animali sono con
voi?!” esclamò Giorgio stupito. Anna fece un sorriso timido, e si grattò la
testa come se volesse scusarsi di qualcosa. Giorgio lo prese come un sì,
continuando a guardare stranito la scena tra le nutrie e Luca. “Se non
collaborerete, potremmo arrestarvi per violazione di proprietà,” disse l’altro
serio, “Lo sapete? Questo edificio non è aperto ai civili”. "Ma noi siamo
nutrie" disse tra sé e sé Jake, "E anche una cornacchia
certamente" aggiunse dopo che Raf lo ebbe guardato in cagnesco, cioè in
cornacchiesco. Luca si rialzò di scatto, fissando entrambi gli uomini in
borghese negli occhi. “Okay, collaboreremo con voi… è una buona idea vero?”
chiese speranzoso ad Anna. “Certo che è una buona idea”, disse, mentre
stringeva la mano dei due agenti. Solo allora, dopo aver dato un secondo
sguardo a Jake e Scolo, si accorse, da brava osservatrice, che le loro zampe
erano sporche di cera, molto probabilmente proveniente da una candela. Una
candela come quella che aveva in mano Fermo prima che scappasse dai poliziotti.
Nella sua testa cominciarono a volare mille domande, ipotesi, idee,
preoccupazioni. Fermo doveva sapere qualcosa su suo padre, e se non avesse
avuto intenzione di dirle cosa, lo avrebbe scoperto.
SPUNTO DI ALEX E MANUELA M., IC
Jake e Scolo si avvicinarono alla finestra
molto lentamente mentre il ticchettio continuava.
Giunti vicino alla finestra, notarono una
figura scura al di fuori della stanza, quest'ultima iniziò ad avvicinarsi a
loro e nel continuo avvicinarsi i due iniziarono a capire chi fosse.
Era Mike, membro della famiglia del Malandato,
il quale cercò di comunicare con Jake e Scolo ma la finestra impedì loro di
sentire ciò che diceva.
Jake fece segno a Mike di entrare nella stanza
in modo che sentissero ciò che stava dicendo.
Mike entrò e, una volta presentatosi, iniziò a
raccontare la sua storia...
Disse: "Sono il cugino del Malandato e
penso di avere delle informazioni a voi utili."
Jake, incuriosito chiese all’uomo quali fossero
queste informazioni.
Mike rispose:" Mio cugino è stato rapito
dai ratti che abitavano una volta nei cunicoli, nei quali ora vivono le nutrie
e i gatti.
Ho quest'informazione perché anche io ero stato
rapito da questa gang ma mi hanno lasciato libero dicendo che volevano l'occhio
di mio cugino in cambio della sua libertà. Mi dovete aiutare a liberarlo!"
Jake incuriosito disse:" Perché vogliono
un occhio di vetro?"
Mike rispose:" Per riottenere il controllo
dei cunicoli, pare che chi abbia con sé un occhio di umano, ottenga la
supremazia dei cunicoli in quanto simbolo di forza...”
Jake e Scolo decisero, dunque, di andare a
liberare il Malandato.
SPUNTO DI Riccardo G., I B
Avanzando molto lentamente, Jake inciampò in
qualcosa e si fermò di scatto, abbassandosi a raccogliere il misterioso
oggetto.
Scolo gli andò vicino, e grazie alla debole
luce che filtrava dall’esterno videro che si trattava di un i-pad, nuovo di
pacca oltretutto, con una bella custodia rosso Ferrari, una figata.
Ma cosa ci faceva quell’oggetto così prezioso
in un posto così brutto, pensò Jake.
– E’
sicuramente del Malandato, - disse Scolo con un certo sospetto.
– Forse – disse Jake – come fai ad esserne
così sicuro – ribatté.
Si misero a raspare per tentare di riuscire
ad aprire la custodia e finalmente dopo vari tentativi, ce la fecero.
Il primo pensiero di Jake fu quello di
fuggire con il prezioso bottino, quei due nuovi individui non gli piacevano
affatto.
– Sei rimasto a bocca aperta, eh, vecchio
mio? – lo incalzò Scolo.
Stava per aggiungere qualcosa ma si beccò una
fortissima gomitata da parte di Jake che lo ridusse al silenzio.
– Stai zitto, non perdiamo altro tempo –
disse Jake – raggiungiamo l’uscita con questo nuovo bottino: non voglio che ci
vedano, voglio capire da solo cosa c’è dentro, quei due non mi piacciono Scolo…
–
In Scolo si accese subito l’euforia scatenata
dall’avventura.
Si infilarono attraverso una fenditura e di
corsa raggiunsero l’uscita, da dove potevano decidere il da farsi.
Si fermarono e osservarono con calma il
paesaggio, per capire cosa era meglio fare e dove era meglio dirigersi a quel
punto.
Tra gli alberi si vedeva un punto luminoso e
decisero a quel punto di dirigersi in quella direzione.
Scesero dal marciapiede in fretta e furia,
come se alle loro calcagna ci fosse un branco di cani randagi, pronti ad
acchiapparli.
– Forza Jake, avanti – lo incoraggiava Scolo
– Sì, eccomi… – rispose Jake, ormai gli anni
si facevano sentire e lui non era più quello di una volta.
Nello stesso momento in cui stava formulando
questi pensieri scivolò e, spaventato piombò in acqua e trovandosi immerso sino
al collo non capì cosa fosse successo.
Correndo non si erano accorti dello stagno.
Ti sei fatto un bel bagno, eh amico mio?
Jake era tutto bagnato e coperto di fango,
bianco come un cencio per la paura.
– Tutto avrei immaginato, ma non di farmi
anche il bagno oggi – disse Jake.
– Non c’è un minuto da perdere, sbrigati che
sicuramente ci staranno cercando – disse Scolo.
Jake a questo punto uscito dall’acqua
continuava ad avanzare cautamente con fare circospetto.
Con il cuore che gli martellava nel petto,
non vedeva l’ora di raggiungere quelle dannate piante, correva a più non posso
cercando di star dietro al suo caro amico, che sembrava correre veloce come una
gazzella.
SPUNTO DI Stefano, I B
NUOVO PERSONAGGIO: JONNY
Era lì appoggiato al muro di una casa, non si
sapeva se era casa sua o di qualcun altro, ma era lì a fissarci senza muovere
nemmeno un ciglio.
Sembrava un tipo in gamba molto scaltro,
furbo come una volpe, aveva sulle spalle uno zaino di marca economica con un
cuore rosso disegnato sopra. Vestiva come tutti i suoi coetanei dei pantaloni
lunghi e larghi, una felpa con cappuccio più grande di una taglia e scarpe del
tennis nere, non di marca, ma comunque alla moda.
Sembrava un tipo a posto se non fosse per gli
innumerevoli tagli e cicatrici che aveva sulle braccia, per non parlare
dell’occhio nero, che sembrava appena fatto.
Non sembrava soffrirne e nemmeno ricordarsi
di quello che aveva appena passato.
Piano piano ci avvicinammo, per chiedergli
informazioni.
Notammo però che alle orecchie aveva delle
cuffiette e più ci avvicinavamo più si sentiva la canzone che stava ascoltando,
forse per cercare di isolarsi o di calmarsi. Una canzone hip hop molto cruda e
violenta, sparata nelle orecchie ad alto volume.
Poco prima che arrivassimo da lui, si
incamminò dalla parte opposta, dandoci le spalle.
Aveva un passo molto pesante, ad ogni suo
passo si potevano sentire le sue scarpe fare “cick ciak “e si poteva notare la
scia di acqua che lasciava sul terreno. Come poteva perdere acqua dalle scarpe?
Si era forse appena fatto un bagno con addosso le scarpe?! Era stato coinvolto
in una rissa vicino alla darsena ed era caduto nel naviglio? Non era un tipo
normale.
Era proprio il tipo che cercavamo, alto un
metro e ottanta, 15 anni circa, biondo con gli occhi verdi, freddi,
inespressivi e cattivi. Il volto esprimeva sofferenza, e cattiveria, quella
cattiveria che deriva dalla sofferenza.
Negli ambienti out di Milano si diceva che
aveva un caratteraccio con gli estranei, perché non si fidava di nessuno … ma
con gli amici, era leale e sempre disponibile.
Lo seguivamo da alcuni minuti a ruota per
vedere dove stava andando, quando si fermò di scatto, si voltò e ci guardò con
uno sguardo interrogativo.
Colti di sorpresa, bisbigliammo: ”Ciao, per
caso sei Jonny?”
E lui rispose “Sì sono io, cosa volete da
me?”
SPUNTO DI MICHELANGELO T., I C
Jake, Scolo e Raf erano ancora lì,
nell’ipotetica ex casa del Malandato, a rovistare in qualsiasi zona per cercare
qualche indizio, quando ad un certo punto sentirono un continuo ticchettare
alla finestra che diventava sempre più forte. Era il generale don Picciotto con
i suoi. Scolo gli aprì la finestra. Jake: “Don Picciotto cosa è venuto a fare
qua?”, Don Picciotto rispose: “ Siamo venuti a salvarvi!, non sapete che ogni
mercoledì viene un ghisa a rimettere a posto questo palazzo ormai abbandonato e
se vi becca siete fritti?” Jake, Scolo e
Raf si guardarono increduli, Scolo: “Ma vuoi che crediamo a scemenze simili...
chi vuoi che ci tornerebbe in un posto abbandonato più abbandonato come questo?
Giusto, vecchia lenza?”
Jake lo guardò non troppo convinto, fino a
quando ad un certo punto sentirono un pesante tonfo sul pavimento ancora un po’
fragile, che diventava sempre più forte, poi ne sentirono un altro, e un altro
ancora. A Jake, Scolo e Raf si era sbiancato il pelo, o il piumaggio. “Che v’avevo detto?” sussurrò don Picciotto.
“Io posso volare, perciò per me non è un problema” rispose Raf.
“Non c’è molto tempo, tra poco arriverà qua,
dobbiamo sbrigarci” aggiunse Jake.
“Si, ma allora che facciamo?!” gridò Scolo in
panico, e senza neanche accorgersene se
lo ritrovarono davanti alla porta mezza rotta, appena sbattuta con forza. Aveva
una lunga giacca nera che copriva quasi tutto il corpo, ricoperta da un
centinaio di tasche, due delle quali più grandi, una conteneva una la famosa
C76 un po’ ammaccata con del cioccolato sul mirino, l’altra un insetticida e
uno scaccia zanzare, mosche e qualsiasi altro tipo di insetto, tutte le altre,
infine, matite, gomme, penne e roba varia. Oltre alla giacca aveva due grandi
scarpe da smoking e due guanti da chirurgo. Ma la cosa più terrificante era il
volto: una maschera spaventosa da alieno che gli copriva il viso, due enormi
occhiali da sole, un infinità di cicatrici su tutto il viso e dei lunghi
capelli tenuti da una bandana e un elastico.
Raf prese con le sue zampe Scolo con uno scatto fulmineo, mentre don
Picciotto e i suoi pensarono a Jake. Erano già pronti per la fuga, uscirono
subito dalla finestra, quando ad un certo punto Jake notò una scritta familiare
su una tra le tante cassette del Malandato, perciò, visto che non erano ancora
troppo lontani, si staccò dalle zampe sudaticce dei piccioni e saltò come un
grillo, anzi come una nutria, se vogliamo specificare. Il ghisa, che non stava ancora credendo a
tutto quello che aveva appena visto, guardò un attimo in basso e ritrovò Jake
con una cassetta mordicchiata in bocca, così senza neanche pensarci ci si tuffò
di pancia, ma era troppo tardi, perciò cadde su tutta la vecchia robaccia del Malandato,
facendosi un gran male. Jake si lanciò direttamente fuori dalla finestra
rischiando di diventare una frittata di nutria, ma i piccioni lo ripresero subito
al volo. Jake e Scolo si accorsero che dalla base del palazzo, un ragazzo li
stava osservando. Sembrava che facesse cenno ai piccioni di andare a sinistra,
infatti fecero quello che gli disse.
“Presto! Da questa parte!” e subito dopo
anche il ragazzo li seguì. Essi si ritrovarono in una zona mai vista di Milano,
in una piccola casetta abbandonata, costituita da una stanza, un po’ di mobili
rotti messi a casaccio e tantissima paglia, un’infinità di paglia. “Ma dove
accidenti ci hai portato stramaledetto piccione, guarda che Luca e Anna saranno
sicuramente già tornati e saranno preoccupati per noi”, gli disse spazientito Scolo.
“Ah, questa dite. Se volete saperlo è una bellissima baracca di un nostro
vecchio amico”. La porta chiusa
scricchiolò, si stava per aprire, Jake e Scolo stavano per avere l’ennesimo
infarto, quando ad un certo punto videro il ragazzetto di prima. “Ehi, Georg, Simon, Tom e gli altri, come
state?” disse questi col fiatone, tutto preoccupato. Era vestito come un
barbone: dei pantaloni tutti rovinati, una maglietta a maniche corte messa
peggio dei pantaloni e delle scarpe piene di buchi, invece in volto sembrava un
povero contadinello che non sa neanche cos’è una doccia. “E mo’ questo chi è?”
disse Scolo. “C’era anche prima e ci guardava dal palazzo” disse Jake. Don Picciotto si voltò verso di lui e disse
“ah, state parlando di Gianpia”.
“Gianpia??” dissero in coro Jake, Scolo e
Raf. Don Picciotto precisò “…oppure GianPierAlberto, come volete. Lui era il
figlio del proprietario di questo posto. Don Giovanni si chiamava, era un
prete, ma non uno qualsiasi. Era l’unico vero prete di Milano non egoista, che
non lavora solo per soldi, che credeva nella condivisione e nel perdono, di
buon animo e che non si era sporcato con truffe, corruzioni e malvagità, ma che
soprattutto credeva nella natura. Quando
entrò a far parte della chiesa cercò di cambiare un po’ le regole, ma fu subito
cacciato via. Continuò a credere nei suoi ideali cercandosi un altro lavoro, ma
nessuno lo voleva. Così abbandonatosi alla disperazione diventò un povero
barbone. Era diventato totalmente pazzo, a tal punto che un giorno andò davanti
al Duomo a gridare e a parlare a noi piccioni, come se chiedesse aiuto. Era la
prima volta nella storia dei piccioni che un essere umano ci faceva tenerezza,
così da quel giorno noi tutti incominciammo ad aiutarlo, dandogli quello che
avevamo, lo trattavamo come uno di noi.
Lui dopo, per ringraziarci per tutto quello che gli avevamo fatto,
un giorno ci regalò questa baracca, piena di paglia
confortevole, e non messa a caso, ma tutta raggruppata in modo che ognuno di
noi ci potesse stare bene. Era un vero e proprio rifugio per i piccioni, che
usiamo tuttora. Eravamo felicissimi di questo, peccato che dopo non molti
giorni lo ritrovammo morto sulle scale, affetto dalla piccionite, una malattia
che trasmettono i piccioni prima di morire, attraverso la secrezione.” “Ma il ragazzetto invece, come l’avete
conosciuto?” chiese Jake.
“Nello stesso identico modo.” Disse il
piccione. “Circa un mese dopo la sua morte io e gli altri eravamo come sempre
sulle guglie del Duomo ad osservare i soliti volti degli umani, quando ad un
certo punto vedemmo il Gianpia sotto di noi che ci stava osservando; noi
restammo lì fermi senza far nulla, e
anche Gianpia fece lo stesso. Continuammo così per quasi tutto il giorno,
quando ad un certo punto lui sfoderò il suo buonissimo mangime per piccioni,
noi ci guardammo sconcertati, fino a quando il vecchio Francesco non volò da
lui e gridò: “è don Giovanni è proprio lui!” e mangiò. Noi gli venimmo incontro
e da quel momento siamo diventati migliori amici”.
“Ma come faceva a sapere dove eravamo?”
aggiunse Scolo. “Vi stava osservando già
da un bel po’” gli rispose Don Picciotto.
Per Jake, Scolo e Raf era una
storia fin troppo articolata per esser vera, ma ci credettero lo stesso, anche
se sapevano che dei piccioni non potevano fidarsi troppo; si girarono verso di
lui, che li salutò. “Va bene, ma ora ho una cosa molto interessante da
mostrarvi” disse Jake che zampettò a prenderla e la mise davanti a tutti; il
ragazzo la guardò come qualcosa di familiare, e disse: “venite a casa di mio
zio, la vedremo lì”.
Uscì dalla baracca e corse via, tutti lo seguirono anche se non avevano capito cosa
aveva detto. Quando arrivarono, suo zio
prese immediatamente la cassetta e la
mise nella tv, tutti erano ansiosi di vedere cosa conteneva; partì: “Ma quello
è mio padre!?” disse il ragazzo. “E quello è il Malandato!” aggiunsero Jake e
Scolo. Non credevano ai loro occhi, c’erano il Malandato, don Giovanni e uno
sconosciuto, sembrava stessero facendo una recita, ma non una recita qualunque.
quella dei Miserabili! Tutti erano sbalorditi, visto che non capivano cosa
stesse succedendo. Finita la recita Jake e Scolo tornarono da Luca ancora molto
confusi. “Ma sinceramente, io non ci sto capendo più nulla” disse Scolo.
“Almeno abbiamo trovato nuovi indizi” rispose Jake. “Sì, ma che c’entrano i
piccioni in questa storia, e quel ragazzo? Ma soprattutto, sarà vero quello che
ci hanno raccontato?” gli ripeté Scolo. Quando ritornarono da Luca lo rividero
con la sua solita espressione da ebete per Anna, ma questa volta ancora di più.
Luca si girò e li guardò dritti negli occhi e disse: “Ciao, Bob, non puoi
sapere quello che ho scoperto oggi. Anna ha un fratello sconosciuto”.
SPUNTO DI Gabriele M., I C
“Fermi! Non
vi muovete!” ordinò Liscione ai tre. “Credo di aver sentito qualcosa” avanzò
lentamente nel condotto, seguita dagli altri e si arrestò di colpo alla vista
di qualcosa a lui spiacevole. Iniziò a sussurrare “com’è possibile’! Sono loro,
i ratti! Quelli che abbiamo cacciato da quei cunicoli”
“Sono venuti
a vendicarsi?” chiese Jake preoccupato.
“Non lo so,
ma spero che siano capitati qui per caso. So solo che sono molto di più di
prima!”
Erano così
tanti, che se si fossero messi uno sopra l’altro avrebbero superato di almeno 5
volte l’altezza di Luca.
“che pensi
di fare?” chiese ancora Jake, che sembrava il più preoccupato di tutti.
“Sarà meglio
tornare indietro. Sono troppi, meglio non farli innervosire.”
Attuarono
una silenziosa ritirata, ma non appena furono abbastanza lontani dai ratti,
ecco che si sentii un rumore di zampe provenire verso di loro. Il rumore aumentò,
tanto da non capire quanti effettivamente fossero i ratti che li stavano
probabilmente intrappolando.
“Siamo in
trappola! Presto…” non fece neanche in tempo a finire la frase che Liscione fu colpito
con una codata precisa al collo, che lo mandò al tappeto.
La
situazione era molto scomoda: il resto del gruppo era tenuto fermo da un
perimetro rettangolare di ratti, pronti a colpirli al minimo movimento, mentre Liscione
era steso a terra, circondato da ratti che sembrava fossero i membri della
famiglia che egli aveva cacciato dai cunicoli.
Ecco che da
questo cerchio, esce un ratto molto grande, che sembrava quasi una nutria.
Aveva un portamento imponente, metteva quasi paura. “Liscione. È così che ti
chiami?” chiese con aria spavalda.“Che ti importa?” rispose Liscione,
lamentandosi per il dolore causato dalla precedente codata, probabilmente di
quel grosso ratti. “Sai, molto tempo fa, fui scacciato dalla mia casa, senza
che io abbia mai fatto niente di male. Mi piacerebbe almeno sapere il nome
dell’artefice di questa
ingiustizia.”“Si…È il mio nome, cos’altro vuoi”
“Voglio che
tu smetta di dare la caccia al Malandato. Il suo tesoro, ovunque esso sia,
appartiene a me, quindi lascia che sia io a trovarlo e nessuno si farà male. Se
dovessi trovare ancora te e i tuoi stupidi amici sulle sue tracce, uno dei tuoi
amici diventerà un buon pranzetto per tutti noi. Quell’umano, ad esempio,
sembra molto nutriente. Potrebbe sfamarci per almeno 6 mesi. ”Luca deglutì
molto forte sentendo quest’ultima frase. Liscione non rispose alle minacce del
Grande Ratto e per il momento accettò volentieri la libertà. Tutti i ratti se
ne andarono alla velocità della luce, lasciando lì il gruppo, che faceva fatica
a capire cosa fosse appena successo.
SPUNTO DI Camilla G., I C
Arrivati finalmente al rifugio,
che pareva essere il posto abbandonato nel quale il vecchio Malandato veniva a
svolgere chissà quale operazione, Jake insieme a Scolo e Liscione si guardavano
attorno per scrutare qualsiasi particolare all’interno di quella stanza che era
un catafascio unico e pieno di roba da buttare. Scarti di ogni genere
occupavano metà della stanza e, come avevano già notato, era presente una
scrivania e una lavagna, sulla quale era disegnata metà mappa, la metà che
poteva coincidere con quella che aveva trovato Luca tra le carte del Malandato.
Ma perché era così appartato questo luogo, se il Malandato faceva di tutto per
non essere raggiunto da nessuno? A Scolo e a Jake frullarono molte domande nel
loro piccolo cervellino e non riuscirono a darsi una risposta concreta. Raf, la
quale era riuscita a trovare l’occhio del Malandato tra i dischi che erano a
terra sparsi con un certo ordine sul pavimento in legno, scorse qualcosa di insolito grazie alla sua
impeccabile vista. Subito puntò lo sguardo su un giradischi, posato sulla
scrivania e le venne in mente che forse quell’oggetto poteva essere un indizio.
Per quale motivo un oggetto così grande per loro era stato tenuto in bella
vista senza che nessuno lo avesse nascosto? Raf, così chiamò anche gli altri e
disse: “ ehi ragazzi, guardate cosa ho trovato in questo momento! “ Jake e
Scolo insieme a Liscione si voltarono subito verso Raf che indicò a loro
l’oggetto , dalla vista molto pesante e
ancora molto intatto, quasi fosse nuovo
appena comprato. Scolo guardò sbalordito Raf che era riuscita a trovare
un altro indizio e come suo solito rimase a guardarla a bocca aperta, con la faccia
di chi inizia a capire qualcosa. Jake e Liscione invece si guardarono entusiasti e si gettarono sul giradischi collocato sulla
scrivania dinanzi e videro che all’interno dell’oggetto non c’era nessun disco.
Speravano tanto di poter ascoltare qualcosa da un disco ma purtroppo
all’interno non c’era nulla. Jake stava per perdere anche l’ultima speranza che
aveva per riuscire ad avere un nuovo indizio che aiutasse tutti a ritrovare il
vecchio Malandato. Raf non si fece per vinta e convinse gli altri a continuare
a cercare dappertutto, anche nei posti più piccoli e impensabili. Non aveva la
minima intenzione di mollare proprio adesso che aveva trovato l’occhio del Malandato
e un luogo mai visto prima, ovvero un rifugio che pareva essere collocato a una
certa altezza di una torre ormai abbandonata. Così facendo, Jake si alzò da
terra, dopo essersi accasciato per aver visto che nessun disco era presente
all’interno del giradischi. Jake allora disse: “Hai proprio ragione Raf, non
dobbiamo darci per vinti proprio adesso che siamo già a buon punto di questa
nostra avventura!” così dicendo convinse
anche Scolo e Liscione che nel frattempo si stava massaggiando la pancia per il
brontolio che stava invadendo il suo corpo per la fame. Jake però avrebbe
voluto continuare a cercare tra quel disordine che c’era a terra per sperare di
poter trovare un disco intatto e non divorato da quei topini che avevano
rosicchiato quasi tutti i dischi. Almeno un disco sicuramente sarà rimasto
intatto, sepolto tra gli altri. Raf e Scolo insieme a Liscione che si
tratteneva per la fame, aiutarono Jake a cercare in qualsiasi cassetto o angolo
della stanza. Non si può mai sapere dove si trovino certe cose soprattutto se
hanno un certo valore. Dopo pochi minuti che erano impegnati nella loro ricerca
si ricordarono del ritrovo stabilito con Luca e Anna per la sera. Dovevano
tornare al punto di partenza dove il gruppo si era diviso per trovare
informazioni utili sempre sulla ricerca del Malandato. Si accorsero che il
cielo si era fatto già buio e dovevano tornare assolutamente da Luca e Anna.
Magari erano già lì ad aspettarli. In un battibaleno uscirono dalla stanza e
con grande coraggio scesero da quella torre abbandonata. Raf ci impiegò
pochissimo a scendere visto che le sue ali le permettevano di spostarsi in
qualsiasi posto in brevissimo tempo. Aspettò così che Jake, Scolo Liscione tornassero a terra. Dopodiché si
recarono nel punto deciso tempo prima,
con Luca. Come Jake aveva immaginato Luca e Anna erano lì fermi ad
aspettarli tutti. Una volta riuniti e intatti,
Luca insieme ad Anna dissero alle nutrie e a Raf di aver conosciuto una
persona di nome Giorgio, chiamato da loro“ quellonuovo”. Era amico del padre di Anna ovvero del vecchio Malandato. Anche
lui era da molto tempo che lo stava cercando ed altri suoi amici che non si
erano più fatti vedere da quando andavano al refettorio. Lui aveva raccontato
tutto di quello che sapeva a Luca e ad Anna al contrario di Fermo che non
voleva raccontare nulla ad Anna del padre e nemmeno se sapeva qualcosa riguardo
all’occhio di vetro. Anna sperava tanto che Fermo le dicesse qualcosa ma al
contrario scomparve. Insieme a lui c’era Giorgio, che si offrì di parlare con
loro e di collaborare alla ricerca del padre, ovvero del vecchio Malandato che
lo conosceva da quando andavano al refettorio.
Dopo che Luca ebbe finito di parlare anche Jake e gli altri dissero di
aver trovato molti indizi riguardo al padre e di aver scoperto il luogo del Malandato,
un rifugio abbandonato e disordinato. Anna entusiasta della nuova notizia volle
avventurarsi alla visita di questo luogo misterioso. Luca inizialmente non
sembrava molto dell’idea perché l’accesso a quel rifugio era parecchio
inagibile e poteva crollare qualche pezzo di muro da un momento all’altro. Anna
però lo convinse e gli fece capire che questa era l’unica salvezza che le era
rimasta per scoprire qualcosa in più su suo padre. Anna però si dimenticò di
dover tornare da sua madre per aiutarla a dare la cena ai padroni del castello.
Era davvero indecisa. Da una parte sarebbe andata volentieri a scoprire quel
posto misterioso e dall’altra non voleva far preoccupare sua madre per via
della sua assenza. Così, essendo oramai molto tardi decise di tornare da sua
madre e si fece promettere da Luca che se avesse trovato con i suoi amici altri indizi,
di informarla successivamente. Luca annuì.
Una volta che Anna se ne andò, Luca si sentì un po’ triste perché
non pensava che lei l’avrebbe lasciato proprio ora. Ma Jake gli diede coraggio
e la grinta di proseguire senza preoccuparsi troppo per Anna che in fondo aveva scelto questa alternativa per il bene di sua
madre. Una volta pronti tutti, anche “quellonuovo” Scolo e Liscione rimasero
per primi ad avventurarsi di nuovo in quella salita molto pericolosa. Raf
invece come al solito arrivò per prima e quando arrivarono tutti insieme
faticosamente, Luca si sedette dalla stanchezza. Liscione che era furbo, si era
portato qualche scarto merenda da offrire a tutti tranne che a Luca. Si
guardarono attorno e mostrarono a Luca e a Giorgio, il giradischi, che era
sempre posizionato lì sulla scrivania. Giorgio, alla vista di quell’oggetto balzò
in piedi e molti ricordi gli vennero alla mente. Si ricordò che una volta,
molto tempo prima che il Malandato scomparve, lui era salito in questo rifugio
assieme al Malandato e gli aveva mostrato lo stesso giradischi che era presente
in quello stesso momento. Raccontò subito tutto agli altri che con grande
sorpresa furono molto contenti di quanto avevano scoperto fino a d’ora. Giorgio
si ricordò solo che c’era un unico disco che il Malandato conservava come una
reliquia, ma non sapeva dove lo teneva. Era davvero importante per lui quel
disco. Così si misero tutti insieme a cercarlo. Passarono così molti minuti e
nessuno riuscì a trovare un disco nero , sulla quale c’era scritto solo il nome
del Malandato ovvero , Giovanni. All’improvviso Giorgio emanò un urlo e tutti
spaventati si voltarono verso di lui. Jake disse. “ che c’è Giorgio? Hai
trovato qualcosa? “. Giorgio rispose:”
ragazzi!, l’ho trovato! Finalmente..” . Aveva finalmente trovato il disco di
Giovanni incastrato sotto un cassetto vicino al giradischi. Nello stesso posto
intravide anche una sorta di chiave che aveva una forma a dir poco bizzarra.
Come mai una chiave era stata lasciata lì con un disco che per il Malandato era
importante? Allora stava a significare che per il Malandato non era così
importante, forse un po’ si, ma stava a significare sicuramente altro. Sempre
in quello stesso cassetto Jake notò che
erano legate con del filo di spago tutto marcito , delle foto. Le fece scorrere
nelle sue stesse zampette e poi le passò a Giorgio. Si vedeva lui, il Malandato,
seduto alla scrivania di quel posto che era molto pensieroso. Tutte foto che
indicavano la stessa situazione. Come
mai queste foto erano simili? Sembrava che stesse per scegliere il posto in cui
doveva andare ogni giorno che passava perché teneva con sé anche una
mappa, l’altra metà di quella che aveva
Luca. Subito Luca capì; il Malandato sembrava voler farci capire qualcosa senza
scoprire troppo. La mappa, le foto, il
disco e la chiave erano degli elementi essenziali. Jake senza perdere troppo
tempo prese il disco e lo mise nel giradischi. Si sentì come una voce esile in
sottofondo e infine una voce sempre più forte. Era la voce del Malandato. Non
si capiva cosa diceva ma si sentiva soltanto un cigolio di porta. Si concluse
tutto con uno brusco sbattere di una porta. Jake era rimasto alquanto
spaventato e anche Scolo e Liscione assieme a Luca non avevano capito il motivo
per cui far sentire queste cose. Giorgio invece capì che il Malandato si faceva
sentire solo con queste voci difficilmente riconoscibili, quando voleva. In
realtà lui non voleva essere cercato e nemmeno avvistato ma questo fatto induce
invece che vuole essere capito in alcune cose e anche che vuole far capire di
non essere troppo lontano e che sta bene. In fondo Jake disse: “ Non vi sembra
che vuole che noi lo cerchiamo in qualche modo? è strano in realtà che ci lasci
una chiave senza motivo, non credete?”. Scolo e gli altri annuirono. Giorgio senza che
nessuno glielo avesse detto spostò il giradischi e vi trovò sul
retro esattamente al muro un buco di una serratura. Luca disse.” Wauu.. non ci
credo!? Ma è davvero un passaggio segreto quello? “ Giorgio si ricordava poco
di questo rifugio ma certe cose le ricordava bene. Poi disse: “ ehi ragazzi!, è
proprio come immaginavo. Questo è davvero geniale. Un nuovo passaggio mai visto
prima.” Infilarono la chiave e aprirono. Videro una sorta di buco nero che
scendeva in profondità e senza sapere per quanto. Era come scivolare in un
tubo. A Luca venne la pelle d’oca solo al pensiero di scivolare all’interno di
quel tunnel. Tutti si guardarono esterrefatti. All’improvviso un tanfo di
chiuso pervase la stanza. Tutti compreso Giorgio tossirono. Così si chiesero;
dove porterà mai questo passaggio segreto?
SPUNTO DI RICCARDO B., I C
Nuovo personaggio
Questo nuovo personaggio seguirà tutte le
mosse e i progressi che Luca farà nella ricerca del Malandato, però senza mai
rivelarsi.
Sosterrà la ricerca di Luca con vari indizi
che lascerà sella sua strada, per aiutarlo.
Questo personaggio vuole ritrovare a tutti i
costi il Malandato per una questione che lasciò in sospeso con lui, lo cercò
per molti mesi per tutta la Lombardia senza mai trovarlo, finché un giorno
passeggiando per le strade di Milano sentì un ragazzo (Luca) parlare con una
ragazza (Anna) del “Malandato” udì, inoltre, la descrizione che i due ragazzi
stavano facendo su di lui, così, basandosi sulla descrizione, assomigliava
molto a quella della persona che stava cercando ormai da tempo, senza mai
presentarsi ai protagonisti, iniziò ad aiutarli lasciando indizi e foto per la
loro strada, questi alla fine si dimostreranno fondamentali per il ritrovamento
dell’uomo scomparso.
Questo nuovo personaggio si svelerà verso la
fine del romanzo.
Quest’uomo è una persona colta, elegante,
alta, robusta, il perfetto gentiluomo.
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