“Bacchetti gioca?” 2. "Le primule di maggio"
di Gino Cervi
“Chille, chille me pare d'averlo già visto, 'na faccia nota, ma chissà dove, chissà quando, forse una vita fa... Mah...”
Il maresciallo Jovine Pasquale, da Torre Annunziata, classe 1934, suda.
Suda e pensa. Torre Annunziata è proprio una vita fa, vent'anni addietro, quando lui vent'anni non li aveva ancora e non aveva neanche la divisa.
Il maresciallo Jovine Pasquale, da Torre Annunziata, è diventato carabiniere nel '53. Qualche anno dopo l'hanno mandato quassù al Nord, anzi Nord-Est, Udine, posto di frontiera, più militari che donne.
In Friuli però Jovine Pasquale una donna l'ha trovata: mica ha fatto fatica, eh? Vent'anni fa era un bel saraceno che faceva colpo. E ce n'erano di bionde che gli sorridevano, allora... Vent'anni fa. E anche venti chili fa.
“Maronna che caldo...”
Il maresciallo Jovine Pasquale continua a sbuffare via i pensieri, nell'ufficio della stazione dei carabinieri di via Calligaris, 8, in quel maggio 1974 che sembra già pieno luglio.
Vent'anni fa, e venti chili fa, a una sagra di maggio, in balera, aveva conosciuto la sua Maria, la Mariù, come la chiama lui. E per la Mariù alla fine si era fermato a Udine, anche se, con la carriera che aveva fatto – carabiniere semplice, carabiniere scelto, appuntato, vice brigadiere, brigadiere e infine maresciallo – , avrebbe potuto chiedere di tornare a casa: Napoli, 'o sole, 'o mare, 'o ciuccio. Perché la passione mai dimenticata di Jovine Pasquale era proprio “il” Napoli, il “suo” Napoli. Quello che ragazzino andava a vedere al Vomero, sgolandosi per Bepi Casari, per Amedeo Amadei e per lo svedese Jeppson, detto 'O Banco 'e Napule, tanto – 105 milioni – l'aveva pagato il Comandante Lauro.
Invece no, Jovine Pasquale, proprio grazie a Mariù, ha messo radici in Friuli. Tutti a dirgli “che ci fai lassù al Nord, al freddo”, ma Pasquale al freddo ci si è abituato e anzi, gli piace. È il caldo che proprio non sopporta. Come oggi.
Il maresciallo Jovine Pasquale suda. Suda e guarda la persona davanti a sé, dall'altra parte della scrivania. Gli occhi vanno dalla foto segnaletica al volto dell'uomo seduto, a testa bassa, stempiato, gli occhiali con una montatura grossa e scura. Ogni tanto tossisce, portandosi un fazzoletto alla bocca sottile, con una piega amara.
“Eppure, eppure, chiste l'ho già visto...” pensa tra sé e sé il maresciallo Jovine, in quell'andirivieni di sguardi tra il verbale dell'arresto e il volto dell'arrestato.
Un lampo. Un lampo nella memoria. Il nome, dapprima sussurrato. “Bacchetti Antonio, Bacchetti Antonio, Bacchetti...” e finalmente scandito: “Bacchetti Antonio, 'O Cammello! Ma che è, si' 'o vero tu?”.
Bacchetti alza la testa e dice sì.
“'O Cammello!... Ma lo sai che io ti vidi giocare al Vomero?” continua il maresciallo.
Bacchetti dietro gli occhiali spessi prova a nascondere le lacrime.
“Maronna mia, sei proprio tu! Ma che hai combinato, santiddio?”
Bacchetti non risponde, e riabbassa la testa. Poi, un colpo di tosse lo scuote, ma quel tanto per cacciare in gola la commozione.
“Lorenzutti se l'è cercata. Non mi sono mai piaciuti quelli che fanno i furbi. Quelli che si approfittano dei più deboli. Ai miei ragazzi avevo promesso che gli avrei trovato una sistemazione in altre squadre. Lorenzutti ha detto che ci avrebbe pensato lui a procurare dei nuovi contratti. Ma poi ha fatto la cresta sulle commissioni. Il football non può diventare un mercato. 'Sti ragassi no li puoi tratar come la compravendita de le vache. De sto passo dove anderemo a finir? Che il calcio no xe mai stato solo un gioco lo so anca mi. Anca ai miei tempi girava i soldi e no tuti xerano puliti. Ma quei come il Lorenzutti che illudono i fioi e po', quando no li servon più, li scarégano come merce andata a male, mi li massarìa tuti!”
“Bacchetti, ti si' 'nguaiato male male, lo sai?”
“No me importa un acidente. Mi so che go fato giustissia. E me basta.”
“Sei sempre stato una testa calda, Bacchetti! Mi ricordo quando ti nascondevi in tribuna pur di fare 'nu dispietto all'allenatore che ti stava accà!” incalza il maresciallo indicandosi il gargarozzo.
“Monzeglio xera un fassista. E anca il presidente! Buono quelo che crompava i voti de le elessioni co 'e scarpe spaiade. E mi non fazo gol par i fassisti...”
“Bacchetti, Bacchetti! Ma pienza a te in che brutto guaio ti sei cacciato! E hai cacciato pure me...”
“Maresciallo, che guai volete avere voi. Voi fate il vostro mestiere. Adesso toccherà al giudice...”
“Eh, ma che credi? Che lascio nei guai 'O Cammello, chille che vent'anni fa al Vomero mi faceva impazzire a ogni dribbling, a ogni finta, a ogni gol che gonfiava la rete? E no...”
“Cossa vol dire, maresciallo?” Un lampo guizza dietro gli occhiali di Bacchetti.
“Vuol dire che adesso tu vieni con me...”
Il maresciallo Jovine Pasquale esce dall'ufficio col Bacchetti sotto braccio.
“Appuntato Colajanni, preparami la Giulietta!”
“Signorsì, maresciallo!”
“Maresciallo, aspetti che le preparo una scorta...” dice il vicebrigadiere Patanè uscendo solerte dal suo ufficio.
“Lascia stare, Patanè. Col Bacchetti me la sbrigo da solo. Torniamo tra un paio d'ore...”
Patanè perplesso rimane sulla soglia della caserma a guardare il maresciallo e Bacchetti che salgono in auto. La macchina sgomma fuori dal cortile.
Udine è subito campagna. La Giulietta dei carabinieri corre veloce verso la pianura, direzione sud-est. Sopra le loro teste la cappa di caldo soffocante del pomeriggio si sta condensando in un pesanti nuvole nere. Poco oltre il cartello Pradamano, la macchina si ferma sul ciglio della strada. Lungo il fosso si vedono delle primule. Rosse. Che strano, primule rosse a fine maggio nell'incipiente temporale.
***
Questa è la seconda puntata del racconto di Gino Cervi su Antonio Bacchetti a StraStorie/"Bacchetti gioca?" a Da vicino nessuno è normale, che raccoglie e reinventa alcuni spunti ricevuti dai lettori.
Qui trovate l’incipit: http://www.strastorie.it/2017/06/bacchetti-gioca-1-lincipit-non-ho-piu.html
LA STORIA CONTINUA... ASPETTIAMO I VOSTRI SUGGERIMENTI SU COME PROSEGUIRE QUI E SU FACEBOOK.COM/STRASTORIE!
StraStorie. Interagisci con l’autore mentre scrive e contribuisci al processo creativo
“Bacchetti gioca?” Vita vera e immaginaria di un calciatore fuori dalle regole
Un progetto di Valeria Ravera
Con Gino Cervi, Oliviero Ponte Di Pino e ospiti a sorpresa
Musiche di Alessandro Arbuzzi
Illustrazioni di Guendalina Ravazzoni
Diretta straming a cura della Ladra di Libri
Supporto tecnico Giorgio Paolo Albani
facebook.com/strastorie #StraStorie #Bacchettigioca #dvnnm17 #davicino21 #Olivieropdpgo
di Gino Cervi
“Chille, chille me pare d'averlo già visto, 'na faccia nota, ma chissà dove, chissà quando, forse una vita fa... Mah...”
Il maresciallo Jovine Pasquale, da Torre Annunziata, classe 1934, suda.
Suda e pensa. Torre Annunziata è proprio una vita fa, vent'anni addietro, quando lui vent'anni non li aveva ancora e non aveva neanche la divisa.
Il maresciallo Jovine Pasquale, da Torre Annunziata, è diventato carabiniere nel '53. Qualche anno dopo l'hanno mandato quassù al Nord, anzi Nord-Est, Udine, posto di frontiera, più militari che donne.
In Friuli però Jovine Pasquale una donna l'ha trovata: mica ha fatto fatica, eh? Vent'anni fa era un bel saraceno che faceva colpo. E ce n'erano di bionde che gli sorridevano, allora... Vent'anni fa. E anche venti chili fa.
“Maronna che caldo...”
Il maresciallo Jovine Pasquale continua a sbuffare via i pensieri, nell'ufficio della stazione dei carabinieri di via Calligaris, 8, in quel maggio 1974 che sembra già pieno luglio.
Vent'anni fa, e venti chili fa, a una sagra di maggio, in balera, aveva conosciuto la sua Maria, la Mariù, come la chiama lui. E per la Mariù alla fine si era fermato a Udine, anche se, con la carriera che aveva fatto – carabiniere semplice, carabiniere scelto, appuntato, vice brigadiere, brigadiere e infine maresciallo – , avrebbe potuto chiedere di tornare a casa: Napoli, 'o sole, 'o mare, 'o ciuccio. Perché la passione mai dimenticata di Jovine Pasquale era proprio “il” Napoli, il “suo” Napoli. Quello che ragazzino andava a vedere al Vomero, sgolandosi per Bepi Casari, per Amedeo Amadei e per lo svedese Jeppson, detto 'O Banco 'e Napule, tanto – 105 milioni – l'aveva pagato il Comandante Lauro.
Invece no, Jovine Pasquale, proprio grazie a Mariù, ha messo radici in Friuli. Tutti a dirgli “che ci fai lassù al Nord, al freddo”, ma Pasquale al freddo ci si è abituato e anzi, gli piace. È il caldo che proprio non sopporta. Come oggi.
Il maresciallo Jovine Pasquale suda. Suda e guarda la persona davanti a sé, dall'altra parte della scrivania. Gli occhi vanno dalla foto segnaletica al volto dell'uomo seduto, a testa bassa, stempiato, gli occhiali con una montatura grossa e scura. Ogni tanto tossisce, portandosi un fazzoletto alla bocca sottile, con una piega amara.
“Eppure, eppure, chiste l'ho già visto...” pensa tra sé e sé il maresciallo Jovine, in quell'andirivieni di sguardi tra il verbale dell'arresto e il volto dell'arrestato.
Un lampo. Un lampo nella memoria. Il nome, dapprima sussurrato. “Bacchetti Antonio, Bacchetti Antonio, Bacchetti...” e finalmente scandito: “Bacchetti Antonio, 'O Cammello! Ma che è, si' 'o vero tu?”.
Bacchetti alza la testa e dice sì.
“'O Cammello!... Ma lo sai che io ti vidi giocare al Vomero?” continua il maresciallo.
Bacchetti dietro gli occhiali spessi prova a nascondere le lacrime.
“Maronna mia, sei proprio tu! Ma che hai combinato, santiddio?”
Bacchetti non risponde, e riabbassa la testa. Poi, un colpo di tosse lo scuote, ma quel tanto per cacciare in gola la commozione.
“Lorenzutti se l'è cercata. Non mi sono mai piaciuti quelli che fanno i furbi. Quelli che si approfittano dei più deboli. Ai miei ragazzi avevo promesso che gli avrei trovato una sistemazione in altre squadre. Lorenzutti ha detto che ci avrebbe pensato lui a procurare dei nuovi contratti. Ma poi ha fatto la cresta sulle commissioni. Il football non può diventare un mercato. 'Sti ragassi no li puoi tratar come la compravendita de le vache. De sto passo dove anderemo a finir? Che il calcio no xe mai stato solo un gioco lo so anca mi. Anca ai miei tempi girava i soldi e no tuti xerano puliti. Ma quei come il Lorenzutti che illudono i fioi e po', quando no li servon più, li scarégano come merce andata a male, mi li massarìa tuti!”
“Bacchetti, ti si' 'nguaiato male male, lo sai?”
“No me importa un acidente. Mi so che go fato giustissia. E me basta.”
“Sei sempre stato una testa calda, Bacchetti! Mi ricordo quando ti nascondevi in tribuna pur di fare 'nu dispietto all'allenatore che ti stava accà!” incalza il maresciallo indicandosi il gargarozzo.
“Monzeglio xera un fassista. E anca il presidente! Buono quelo che crompava i voti de le elessioni co 'e scarpe spaiade. E mi non fazo gol par i fassisti...”
“Bacchetti, Bacchetti! Ma pienza a te in che brutto guaio ti sei cacciato! E hai cacciato pure me...”
“Maresciallo, che guai volete avere voi. Voi fate il vostro mestiere. Adesso toccherà al giudice...”
“Eh, ma che credi? Che lascio nei guai 'O Cammello, chille che vent'anni fa al Vomero mi faceva impazzire a ogni dribbling, a ogni finta, a ogni gol che gonfiava la rete? E no...”
“Cossa vol dire, maresciallo?” Un lampo guizza dietro gli occhiali di Bacchetti.
“Vuol dire che adesso tu vieni con me...”
Il maresciallo Jovine Pasquale esce dall'ufficio col Bacchetti sotto braccio.
“Appuntato Colajanni, preparami la Giulietta!”
“Signorsì, maresciallo!”
“Maresciallo, aspetti che le preparo una scorta...” dice il vicebrigadiere Patanè uscendo solerte dal suo ufficio.
“Lascia stare, Patanè. Col Bacchetti me la sbrigo da solo. Torniamo tra un paio d'ore...”
Patanè perplesso rimane sulla soglia della caserma a guardare il maresciallo e Bacchetti che salgono in auto. La macchina sgomma fuori dal cortile.
Udine è subito campagna. La Giulietta dei carabinieri corre veloce verso la pianura, direzione sud-est. Sopra le loro teste la cappa di caldo soffocante del pomeriggio si sta condensando in un pesanti nuvole nere. Poco oltre il cartello Pradamano, la macchina si ferma sul ciglio della strada. Lungo il fosso si vedono delle primule. Rosse. Che strano, primule rosse a fine maggio nell'incipiente temporale.
***
Questa è la seconda puntata del racconto di Gino Cervi su Antonio Bacchetti a StraStorie/"Bacchetti gioca?" a Da vicino nessuno è normale, che raccoglie e reinventa alcuni spunti ricevuti dai lettori.
Qui trovate l’incipit: http://www.strastorie.it/2017/06/bacchetti-gioca-1-lincipit-non-ho-piu.html
LA STORIA CONTINUA... ASPETTIAMO I VOSTRI SUGGERIMENTI SU COME PROSEGUIRE QUI E SU FACEBOOK.COM/STRASTORIE!
StraStorie. Interagisci con l’autore mentre scrive e contribuisci al processo creativo
“Bacchetti gioca?” Vita vera e immaginaria di un calciatore fuori dalle regole
Un progetto di Valeria Ravera
Con Gino Cervi, Oliviero Ponte Di Pino e ospiti a sorpresa
Musiche di Alessandro Arbuzzi
Illustrazioni di Guendalina Ravazzoni
Diretta straming a cura della Ladra di Libri
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" maledetto Bacchetti bastardo di un Bacchetti! come hai potuto? cosa ti è saltato in mente? cosa pensavi? hai ancora un po' di cervello in quella maledetta testa? Non vedi quanto sono belle quelle primule rosse? Pensi che abbiano lo stesso colore quando sarai dietro le sbarre? Maledetto Toso. Ti ricordi quando correvi su e giù lungo la fascia quando passavi la palla per la testa di quell jeppson? O cammello e o banco 'e napule. Che coppia! Sei stato anche partigiano contro i fascisti. Ed ora cosa sei diventato?ti sei guardato? Corri dietro le illusioni corri dietro ai soldi ai piccoli affari una volta avevi uno scopo avevi dei valori lottavi per la giustizia lottavi per conquistare la palla e metterla sulla testa di quel jeppson...Maledetto Toso" Bacchetti teneva lo sguardo basso non osava parlare pensava a quelle primule rosse che aveva trovato lassù in montagna quando era partigiano sì forse aveva ragione quel maresciallo di Napoli dietro le sbarre non avrebbero più avuto lo stesso colore.
RispondiEliminaIl maresciallo Jovine Pasquale scende dalla macchina in silenzio e si guarda intorno. Il cielo è cupo e si è levato un vento strano, bizzoso e allegro, che ha portato via il caldo. Ma lui è lì, e deve decidere. Che fare con 'O Cammello?
RispondiEliminaJovine apre il bagagliaio, prende una cosa e la stringe fra le mani. Dando le spalle a Bacchetti, atttraversa il fosso e inizia a camminare nel campo lì accanto in modo strano, a zigzag, un po' goffo, accennando qualche piccolo scatto e scartando all'improvviso. Toni lo osserva dalla macchina e poi capisce. Il maresciallo nel bagagliaio aveva un pallone, e ora sta giocando.
"'O Cammello, che fai? Su, vieni! Prova a farmi gol... Se ci riesci, sei libero."
Luca
La strada fino al confine la conosci, vai Bacchetti ...
RispondiEliminaMa o' cammello non si muove, che piú che un cammello sembra un mulo
Bacchetti muoviti, vai, scappa ; che quelli come te in galera ci muoiono.
Bacchetti apre la portiera della giulietta e rimonta in macchina: maresciallo io sono di quelli che restano, mi riporti indietro.
Jovine mette in moto e pensa che 'O cammello è proprio una testa calda, diciamo cosí.